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Non così dolce dopotutto


Si dice che la vendetta sia dolce:

non so per quale ragione si sia accostato un aggettivo tanto favorevole

ad una serie di comportamenti negativi atti a "pareggiare i conti" o a punire qualcuno per un torto subìto, sia esso effettivo o presunto.

L'immagine non è casuale: sono le classiche candy apples del luna park.

In sostanza delle invitanti mele ricoperte di caramello.

Dopo il primo morso però, non resta altro che una semplice mela,

e vi assicuro che l'aspettativa rimane delusa.

Così è anche la vendetta, vediamo meglio perchè.

Certo, di fatto in prima battuta riceviamo sensazioni positive dal pianificare così come dal portare a termine una vendetta.

Questo avviene in primis a livello fisiologico, per cui immaginiamo la potenza di quelle sensazioni positive che si originano nelle strutture primitive poste sotto la corteccia cerebrale

e non controllate dal pensiero razionale.

In realtà pianificare una vendetta o attuarla non fa altro che prolungare la sofferenza collegata alle ferite originarie oltre che amplificarle.

A lungo termine risulta essere altamente autodistruttiva.

Ci sono dei modi molto più funzionali di elaborare le sofferenze.

Allora che fare?

La cosa più sensata è proprio quella di portare

tutta quell'energia sui vostri obiettivi,

sui vostri progetti, focalizzandovi su ciò che vi fa sentire realizzati.

In termini psicologici sto parlando di quel meccanismo di difesa

che Freud chiama "sublimazione",

dove per definizione di fatto le pulsioni vengono spostate

verso una meta differente,

artistica, intellettuale o comunque positiva.

Perché dolce è realizzarsi ed essere autentici.

*Freud - L'Io e i meccanismi di difesa

*Morrison Candy Apples

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