Alcuni dicono che non ci si possa liberare del tutto della sindrome dell’impostore.
Eppure il darci un nome, l’associare un’espressione verbale, sapere che non sei l’unico o l’unica…
è già meglio, non trovi?
Questa sindrome ha che fare con una profonda auto svalutazione, un vero e proprio auto sabotaggio che mettiamo in atto quando raggiungiamo un traguardo o un successo.
Non crediamo di meritare ciò che abbiamo ottenuto, non crediamo sia dovuto alle nostre capacità ma invece tendiamo ad attribuire il successo a fattori esterni, come per esempio alla fortuna.
Da che cosa deriva?
Solitamente ne soffrono persone che sono cresciute in ambiente abusanti, disfunzionali, violenti, oppure in cui la critica era una costante.
Un percorso di analisi serve proprio come ausilio per liberarsi di quel piccolo nemico che ti critica continuamente, nella tua testa.
Quel piccolo grande sabotatore, quello che non ti fa godere delle cose belle, quello che ti fa credere che non le meriti.
Quella vocina ci dice di misurarci sul successo degli altri, sulle loro concezioni di successo. Ma ognuno di noi ha la sua: il confronto è logorante, deleterio, sterile.
Il circolo vizioso in cui si rischia di imbattersi è quello di ansia-depressione-sensi di colpa.
E in quello stato ancora cerchi disperatamente l’approvazione e il giudizio degli altri, sempre in quel confronto costante.
Hai trovato qualche cosa di familiare in quello che hai letto?
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