Per me la parte migliore di questo lavoro consiste proprio nell'aiutare l'altro, cosa che richiede anni di studio e costante aggiornamento, ovvero il "saper fare", ma anche un grande "saper essere".
Saper accogliere l'altro, sapere al contempo mantenere il giusto distacco, saper veicolare protezione, sicurezza, serenità.
L'essere umano non ha manuali d'istruzione.
Bisogna capire il funzionamento e la logica della persona che si ha di fronte, proprio per questo il lavoro con ogni persona è differente.
Avere un quadro completo ci consente di cogliere l'anomalia, il pezzo di puzzle fuori posto.
Sono proprio l'anomalia, il malessere, il disagio che ci portano a lavorare su noi stessi, perché non abbiamo mai finito di conoscerci. Perché nessun manuale racchiude chi siamo e dove vogliamo andare (e nemmeno come vogliamo arrivarci).
Anche se, certo, di manuali, bisogna studiarne parecchi per poter aiutare a conoscersi, rispettarsi, accettarsi.
A volte continuiamo ad applicare strategie che non funzionano più, e ci ritroviamo a vivere ansia, tristezza, dolore.
Mettersi in discussione è fondamentale, e so bene che non è così semplice.
Dobbiamo tener conto del fatto che c'è sempre qualcosa che ci sfugge, e il senso del percorso psicologico è proprio quello di cogliere quelle sfumature che da soli non riusciamo a cogliere, tantomeno a cambiare.
Nessuno di noi è banale, superficiale o prevedibile.Credo che ci sia la possibilità tuttavia incorrere nella banalità, nella superficialità, nella prevedibilità, quando non lavoriamo su noi stessi, quando smettiamo di conoscerci per come cambiamo; quando invece che cercare un adattamento flessibile, restiamo rigidi sulle nostre posizioni; quando ignoriamo volutamente le sfide che la vita ci propone cercando scorciatorie tanto facili da raggiungere quanto effimere nel tempo.
Ci vuole coraggio per mettersi in discussione. E tu, a che punto sei?
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