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Perfezionista?


L'essere perfezionisti può essere percepito come un tratto positivo, ma quando diviene disfunzionale?

Quando si supera una certa soglia può rendere difficile il raggiungimento degli obiettivi e diventare estremamente stancante.

C'è una differenza sostanziale tra il voler fare il meglio che possiamo e l'essere perfezionisti: nel primo caso teniamo conto dei limiti concreti e ci poniamo obiettivi sani, nel secondo caso rischiamo di cercare standard irraggiungibili che ad un certo punto ci bloccano.

Puoi essere perfezionista in vari ambiti della vita: nel lavoro, nello studio, nello sport, così come può riguardare la cura dell'aspetto, la pulizia della casa, per fare solo qualche esempio dell'ampio spettro a cui questo modo di essere si possa applicare.

Ciò da cui puoi evincere quanto sei perfezionista sono le modalità di evitamento che ad un certo punto intervengono. Sarai portato infatti, dal momento che tali attività richiedono un notevole numero di energie, ad evitarle, soprattutto per paura di non incontrare gli standard (spesso altissimi) che ti sei prefissato.

E' in questi casi che interviene quella voce interna che dice "Non puoi farcela", e di conseguenza ti porta a rinunciare prima ancora di iniziare ("Tanto non ce la farai", ti dici). La rinuncia porta con sé vissuti di frustrazione e depressione, che non fanno che incrementare il blocco iniziale.

Il perfezionismo non si può ridurre ad un comportamento, è un modo di pensare a noi stessi, e quindi va ad intaccare profondamente l'immagine che hai di te.

Su che cosa si lavora in questo caso?

Sulle aspettative, che vanno riviste, cambiate, ridimensionate, smussate, a seconda dei casi.

E... Sul tollerare di poter commettere degli errori.

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