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Ansiosi appetiti: il cibo come difesa


Lo stress e l'appetito hanno una connessione peculiare.

Ognuno di noi risponde in maniera diversa quando si sente in ansia per qualcosa, e molti sviluppano tendenze alimentari che influenzano non solo la scelta dei cibi, ma anche il modo in cui consumano i pasti.

A lungo termine è chiaro come questo possa avere effetti negativi sullo stile di vita e sulle abitudini.

Perché l'ansia alcune volte incrementa il nostro appetito?

E' un'esperienza molto comune quella di prendere di mira la sfera alimentare quando si vivono situazioni stressanti.

A livello neurologico, il fatto di mangiare causa in questo caso un miglioramento temporaneo dell'umore che però diventa presto un meccanismo di difesa psicologico automatico che utilizziamo proprio per riparare quel senso di malessere dato dall'ansia.

Quando il tutto diventa automatico però, è possibile che il nostro umore non migliori affatto.

A quel punto però saremo già abituati ad applicare solo quella strategia: il nostro corpo continuerà a richiedere cibo quando proveremo ansia o saremo stressati, ma solo per un automatismo appreso e spesso consolidato.

Che fare?

L'intervento si articola sia a livello nutrizionale che psicologico.

Con l'ausilio di un dietista o nutrizionista potrete tracciare un profilo alimentare ed una dieta per iniziare a modificare i vostri comportamenti alimentari, mentre con lo psicologo si interviene per trovare nuove modalità per fronteggiare le ansie e lo stress e soprattutto consolidarle.

Nella mia professione ciò che ritengo utile è in primis una valutazione dei livelli di ansia e stress.

In secondo luogo sarà fondamentale comprendere quali situazioni scatenino tali vissuti negativi, oltre che identificare nuove abitudini che possano permettere alla persona di elaborare ciò che copriva con l'eccessivo consumo di cibo.

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