La forza dell'abitudine
"Le catene dell'abitudine sono troppo leggere per essere percepite,
fino a quando non diventano troppo pesanti per essere spezzate"
Il premio Nobel Isaac Bashevis-Singer, alla seconda richiesta dei giornalisti che chiedevano se fosse sorpreso e felice di ricevere il premio rispondeva:
" Per quanto tempo un uomo può essere sorpreso e felice? "
Questo aneddoto è un ottimo punto di partenza per comprendere come funzioni il meccanismo dell'abitudine. L'attivazione del nostro sistema nervoso subisce un decremento quando siamo esposti agli stessi stimoli in maniera ripetuta: in buona sostanza, si abitua. Quello che inizialmente trovavamo incentivante, diviene noioso.
Questo meccanismo è parte integrante del nostro corredo genetico, ed ha un valore altamente adattivo.
Il fatto che ci abituiamo a degli stimoli e che li percepiamo come familiari ci rende disponibile una quantità di energia che possiamo dirigere verso nuovi stimoli.
E' normale e umano dunque, che invece che sentirci soddisfatti avvertiamo quella noia e sviluppiamo nuovi bisogni.
Per questo spesso ci troviamo a dare per scontate molte delle cose positive della nostra vita.
La forza dell'abitudine va monitorata, valorizzando ciò che ci fa stare bene.
A questo proposito Buddha diceva che il segreto della felicità è imparare a volere ciò che si ha, non focalizzarsi su ciò che manca: è il principio della gratitudine, uno dei cardini del buddhismo, che come tutte le religioni presenta degli aspetti profondamente affascinanti.
E allora, lasciamo che l'abitudine svolga le sue funzioni nel facilitare e rendere prevedibile la nostra vita, ma al contempo non diamo per scontato ciò che già abbiamo.